#Questononèundisegno: le neuroscienze al servizio del graphic recording

1. Il cervello pensa per immagini

Abbiamo spesso sentito chiamare le tavole che realizziamo a supporto di un evento “disegni”. 

In realtà sono molto di più: sono elaborazioni grafiche che sfruttano l’innata preferenza del nostro cervello di processare le informazioni per immagini per veicolare contenuti.

Il 20-30% della nostra corteccia cerebrale infatti è coinvolta, direttamente o indirettamente, nell’elaborazione dei segnali visivi (contro l’8% dei segnali tattili e solo 3% di quelli uditivi).

Se adesso vi diciamo di pensare ad un orso bianco molti di voi (probabilmente quasi tutti, a meno che non apparteniate a quel 2% di popolazione che non è in grado di visualizzare immagini mentali) staranno IMMAGINAndo un orso bianco; questo perché il nostro cervello evoca i concetti e processa le informazioni primariamente ricorrendo alle immagini.

Questa innata preferenza del nostro cervello fa sì che le immagini siano più comprensibili e memorabili rispetto ad un testo meramente scritto; non solo: le immagini riescono a toccare molto più facilmente le corde emotive delle persone (dalla curiosità alla sorpresa).

2, E' più facile che il cervello ricordi un'immagine

Se vi chiedessi di ricordare una foto risalente a due Natali fa potreste avere qualche difficoltà; ma se ve la mostrassi in un album assieme ad altre foto la individuereste molto più facilmente.

Il nostro cervello è efficientissimo nel conservare l’”essenza” di un’immagine, memorizzando in modo automatico non solo quello che è rappresentato in essa, ma anche le sue caratteristiche visibili (ad esempio i colori, i bordi, la posizione).

E riesce molto più facilmente a rievocare dopo molto tempo queste caratteristiche piuttosto che delle parole scritte (hai trovato ora la risposta al perché è difficile che ricordi le trame dei libri che leggi).

Numerosi esperimenti e ricerche negli anni hanno dimostrato questo “Effetto di Superiorità delle Immagini” nel fissare nella memoria le informazioni.

E questo diventa ancora più vero se con queste immagini ci interagiamo… ad esempio vedendole svilupparsi davanti ai nostri occhi o creandole di nostro pugno!

Questo è il motivo per cui ricordiamo molto più quelle conversazioni tenute a scuola, davanti alla lavagna, mentre disegniamo le nostre idee e interagiamo con il professore e il contenuto.

3. Il cervello è appassionato di storie

Spesso, le tavole come quelle sopra non rappresentano solo schemi logici e flussi di pensieri, ma raccontano una storia e ricalcano la naturale bramosia del nostro cervello verso le narrative
Perché funziona?

Perché le storie ci connettono con la nostra emotività e ci permettono di esplorare nuove connessioni e nuovi orizzonti di senso e significato; questo genera maggiore coinvolgimento (sino all’effetto catarsi, nei casi più estremi). 

Un coinvolgimento che diventa ancora maggiore se in questa storia visuale vengono utilizzate immagini evocative di odori o gusti (caffè, fiori, sapone, etc…) in quanto si attivano aree del cervello connesse a quelle specifiche stimolazioni sensoriali dando un impatto maggiore alle info trasmesse (come racconta questo studio del 2006 su NeuroImage)

4. Il cervello processa più velocemente le immagini delle parole

Le tue idee arrivano molto più rapidamente se raccontate con le immagini; direi che già questo primo dato è fondamentale se pensi a quanto si sono accorciati gli intervalli di attenzione di anno in anno. 

È stato calcolato che il tempo minimo di esposizione ad un’immagine perché il cervello ne comprenda il contenuto è di soli 13 millisecondi.

A confronto, il tempo necessario al cervello per decifrare un testo scritto è decine di volte superiore.

5. Una sketchnote non è un disegno ma una mappa

Quanto vedi in una tavola visuale non è un semplice disegno ma una mappa che rappresenta i principali concetti emersi in una discussione e le relative connessioni: questo ricalca la naturale tendenza del nostro cervello a creare delle connessioni e delle mappe cognitive a partire da alcuni dati di ancoraggio.

Essere in grado di vedere, letteralmente, le idee davanti a te significa che puoi vedere separatamente ogni informazione e i diversi collegamenti potendo formarne di nuovi con maggiore velocità e facilità. 

Questo è ciò che rende strategico l’utilizzo di una mappa visuale. 

Facilitazione Grafica vs. Sketchnotes vs. Graphic Recording: diamo un nome alle cose

No, non sono semplici disegnini. No, non sempre parliamo di facilitazione grafica.
No, per fare un’infografica non necessariamente hai bisogno di fare un’attività di graphic recording.
Si, spesso c’è confusione sull’uso dei termini e per questo vogliamo fare un po’ di chiarezza, soprattutto alla luce del fatto che il Visual Thinking e le sue applicazioni sono un settore in rapida crescita.

Con questo articolo vogliamo fare un po’ di chiarezza, senza la pretesa di essere esaustivi.

Cos’è il Graphic Recording?

Hai presente quando si dice: “Sai, lui è colui che disegna in tempo reale mentre qualcuno parla”.
YES! (quasi) Bingo!
Con il graphic recording è possibile trasformare uno speech o, più genericamente un meeting, in un riassunto visuale (composto da immagini e parole mescolate in una specifica proporzione).
Un graphic recorder ascolta e sintetizza graficamente i concetti più importanti avvalendosi di un vocabolario visuale e creando delle vere e proprie mappe… in tempo reale. Ebbene si!
Tutto il processo è visibile al pubblico, che può così assistere al disegno che si sviluppa man mano che lo speaker espone nuovi concetti e idee, dando supporto visivo al suo racconto.
La mappa finita è poi resa disponibile al pubblico in modo che abbiamo un utile (e bel) ricordo di quanto hanno ascoltato.

Cos’è la Facilitazione Grafica?

La facilitazione grafica è un processo molto più interattivo.
Il nome contiene esattamente i suoi elementi:
° Facilitazione: si usano strumenti che attingono per l’appunto alla facilitazione partecipata (parola circolare, progettazione inclusiva) e alle metodologie per condurre i gruppi facendo emergere e capitalizzando l’intelligenza collettiva verso uno specifico obiettivo. Si usa la facilitazione per concordare, in modo partecipato, un nuovo piano strategico, o per avviare prese di decisioni importanti con il coinvolgimento di più stakeholder; più genericamente per brainstorming collettivi.
° Grafica: si trasforma quanto emerge dall’interazione in linguaggio visuale. Si usano icone, connessioni tra concetti, specifici template e si spronano, inoltre, i partecipanti al meeting ad usare il visual thinking. Per questo in aula si trovano: post-it, colori, flipchart, grandi murali.
I facilitatori non sono meri “registratori” di quanto accade ma stimolano la discussione, incoraggiano la partecipazione di tutti, usano schemi e strumenti divergenti e convergenti, gestiscono i conflitti e tengono il timing.
La facilitazione grafica riguarda più il perseguimento attivo di un obiettivo e la generazione di idee piuttosto che l’ascolto di approfondimenti o la raccolta di dati.

Cosa sono le sketchnotes?

Spesso si parla di sketchnotes in relazione al graphic recording ma non sono proprio la stessa cosa.
Le sketchnotes fanno più propriamente riferimento al concetto di “doodle” (scarabocchiare): per questo sono molto più personali e generalmente non sono create per essere viste da un pubblico (anche se possono essere facilmente condivise!).
Si basano comunque sull’idea di combinare immagini e parole per catturare visivamente i concetti principali di quanto si ascolta o si legge.
Molto usati per prendere appunti (dunque come dispositivo di memoria personale e/o di rielaborazione futura dei concetti) e per sintetizzare materiali di studio.
Qualcuno li usa anche per rappresentare una lista della spesa. Perché no?!?
Per fare sketchnoting non è necessario saper disegnare: assolutamente no! Basta saper scarabocchiare.. e penso che questo sappiamo farlo tutti (dai… vi abbiamo visto.. durante quella conferenza.. soprappensiero.. a scarabocchiare!).
Per tornare all’equivoco iniziale: si può fare graphic recording o con dei semplici sketchnote o creando delle vere e proprie illustrazioni.

Cos’è un’infografica

Un’infografica è un’illustrazione che, come dice il nome, sintetizza informazioni e dati in forma visuale. Viene creata per comunicare grandi quantità di contenuti complessi in una modalità:
° facilmente leggibile e fruibile;
° esteticamente apprezzabile;
° memorabile;
°magari divertente.
In genere si tratta di grafiche che un illustratore o un grafico creano lavorando dal proprio studio, partendo da contenuti provenienti da una o più fonti (che possono essere libri, testi, ricerche, podcast…).
Le migliori infografiche sanno raccontare una storia (o un percorso): espongono i dati in una narrazione visiva e guidano l’occhio dell’osservatore nel percorso desiderato.

Beh, speriamo di aver fatto un po’ di chiarezza sulle definizioni. Così la prossima volta saprai bene cosa chiedere e che tipo di risultato, visual, aspettarti!