Teoria della Doppia Decodifica, Sketchnotes e Apprendimento.

Il corso online su come prendere appunti in modo visuale è ufficialmente online.
Ad oggi siamo una community davvero corposa e, ogni volta che gli iscritti condividono propri contenuti sul nostro gruppo Facebook, restiamo sbalorditi dalla forza creativa e dall’efficacia dei diversi lavori.

Abbiamo già scritto un articolo sulle basi scientifiche del visual thinking che potrai trovare QUI.
Oggi vogliamo parlarti di un altro PERCHE’, ovverosia di unaltra ragione per cui usare il visual thinking per prendere appunti o, più genericamente, in dinamiche di gruppo è efficace.

La teoria della Doppia Decodifica

Questa teoria nacque con Allan Paivio negli anni ’70 e spiega come il nostro cervello utilizzi proprio due canali diversi per decodificare le informazioni visive e le informazioni verbali.
E’ presto detto.
Se stiamo vedendo elementi iconici, grafici o immagini si attiva una strada.
Se stiamo decodificando parole, numeri, testo o input uditivi se ne attiva un’altra!

La vera notizia, proveniente da un rilevante corpus di ricerche effettuato su target di studenti per lo più universitari, è che quando il cervello ha la possibilità di utilizzarle entrambe, contemporaneamente, ci sono dei vantaggi molto importanti.

Vediamo queste ricerche un po’ più da vicino.
Ai nostri ragazzi veniva richiesto di studiare un contenuto relativo al proprio percorso di studi.
Per comprendere al meglio il funzionamento del cervello, i ragazzi sono stati suddivisi in 3 gruppi:
° un gruppo era sottoposto solo a stimoli testuali;
° un altro, lavorava solo con immagini;
° un terzo aveva l’opportunità di integrare le due modalità.

E’ stato visto che i ragazzi che hanno avuto la possibilità di combinare linguaggio visuale e linguaggio verbale riuscivano non solo a comprendere meglio e prima il testo ma anche a ricordarlo per un periodo di tempo più lungo.

La ricerca ci dice, dunque, che quando integriamo parole ed immagini possiamo aumentare il potenziale di comprensione e memorizzazione del contenuto al quale ci stiamo approcciando.

Disegnando, usando il colore, creando grafici ed icone
l’apprendimento è più veloce e più duraturo.
Questo perché introduciamo dei “Visual Trigger” ovverosia elementi grafici che aiutano a comprendere, differenziare e richiamare in memoria alcuni concetti.

Ricordiamo meglio i concetti, le big ideas ma non solo, anche le connessioni tra le parti.

Una buona strategia, dunque, è proprio quella di utilizzare dei Visual Triggers, personalizzati, che ci permettono di collegare e ricordare immediatamente un’analogia o una metafora concettuale.

  • Se stai prendendo appunti con il visual thinking (sketchnotes) ti consigliamo di costruire un tuo personale vocabolario visuale.
  • Se stai usando il visual thinking per facilitare dinamiche di gruppo ti consigliamo di definire proprio insieme al gruppo le icone di base che evocano un certo concetto o, meglio, dei comportamenti che vogliamo attivare in quello specifico setting.
    Riportiamo sotto alcuni esempi ma se vuoi saperne di più, contattaci.

Ecco, la Teoria della Doppia Decodifica, è un’altra grande ragione per cui utilizzare il linguaggio visuale è importante mentre:
° prendiamo appunti;
° studiamo;
° ragioniamo su strategie future con il nostro team;
° presentiamo dei contenuti in un meeting.

Insomma, cerchiamo tutte le occasioni possibili per riattivare una nostra modalità innata, quella visuale, e farla lavorare con la modalità appresa (ormai diventata dominante) del linguaggio verbale.

Lavoriamo a tutto cervello!


Spazi bianchi: desistere dal volerli riempiere rafforza la creatività

Colora tutto, non lasciare spazi bianchi“.

In linea di massima se si pensa ad uno spazio lasciato bianco si associano sensazione negative: prudono le mani e parte subito la necessità di volerlo riempire perché altrimenti… c’è qualcosa di vuoto! 

Ora portiamo questo concetto nella vita di tutti i giorni: non ci capita di vivere la stessa cosa nella programmazione delle nostre giornate?
Cerchiamo di programmare/riempire tutto il tempo a disposizione per evitare che restino dei momenti VUOTI, spazi bianchi da riempire. 

E se vi dicessi che quei spazi bianchi sono fondamentali per la nostra creatività nonché produttività nel lungo periodo?

Abbiamo bisogno di spazi bianchi, vuoti, nella nostra quotidianità.

Se vogliamo coltivare la nostra creatività è importante ritmare il nostro tempo con dei contrappunti, silenziosi, di vuoto.
Piccoli spazi bianchi che ci rigenerano dal fare quotidiano: una ventata di ossigeno puro, anche solo per lasciare che idee e pensieri possano sedimentare e dar vita, chi lo sa, a qualcosa di nuovo.

Passeggiate da soli, momenti in cui siamo davanti la finestra e fissiamo il vuoto; attimi di pausa sul divano, rallentando il respiro e lasciando la mente vagare.

(Hey, ti vediamo: lascia il tuo smartphone fuori dal tuo spazio bianco.
Guardare i feed dei social mentre provi a rilassarti nel tuo momento di vuoto della giornata è come provare a rilassarti mentre sei in piazza o nel corso di una manifestazione. Lo sai, non ti stai dedicando a te.)

Chiediti: hai abbastanza piccoli spazi bianchi nella tua giornata?

O ti capita di vivere, giorno dopo giorno, giornate troppo piene.
Troppo veloci. 
Nell’incoscienza di quanto questo, nel lungo termine, possa ledere la tua creatività.

In agenda, prima il piacere poi il dovere.

Questo è quello che diciamo durante i nostri corsi su come potenziare la creatività: pianifica le tue giornate a partire dai momenti di vuoto che vuoi  assolutamente mantenere e poi inserisci tutto il resto (il tuo dovere).
Esperienza forte, eh?
Ma se non procedi in questo modo il rischio è che il tuo senso del dovere non ti permetterà di concederti degli spazi tutti tuoi, tutti per te, di vuoto e bianco da NON riempire. 
Mettili in agenda, non solo: comincia proprio da quelli!

Adesso vogliamo condividere con te tre nostre idee per  i tuoi Spazi Bianchi! 

Se pensi di essere oberato da troppe idee o troppo da fare, al punto da far fatica ormai a concentrarti, beh, anche se sembra contro intuitivo, è il momento di fermarti.
Decidi consapevolmente (e, molto probabilmente, coercitivamente) di fermarti. 

1. Prenditi almeno 5 minuti per allontanarti da tutto ciò che stavi facendo.
Passeggia, siediti sul divano e ascolta della musica. Ma fermati e lascia vagare liberamente la mente. 
2. Svuota il cervello e riversa tutto sulla carta: fai una bella mappa mentale di tutto ciò che hai in mente (se non sei pratico con le mappe mentali scrivi, scrivi stile flusso di coscienza, senza fermarti, senza pensarci troppo). 
3. Colora! Sai, oggi puoi acquistare diversi libri da colorare per adulti, anche molto carini. QUI puoi trovare diverse idee.

Queste sono solo alcune, una piccolissima parte, delle idee possibili per generare e far fiorire i tuoi spazi bianchi.

La verità è che esistono infiniti modi per dare vita al NULLA: scegli quello che ti rappresenta di più ma prendi degli intervalli dal fare quotidiano, desistendo dal desiderio (ormai bisogno) di voler avere tutto il tempo riempito, di attività razionali e di senso.

Al volte, bisogna scivolare nella mancanza di senso per entrare in contatto con il senso più profondi di noi stessi. 

Perché le persone credono di non saper disegnare

“Posso seguire il CORSO SKETCHNOTES 2020 anche se non so disegnare?

(quale corso? eccolo QUI!)

“No vi prego, non fatemi disegnare: non son capace!!”

Tipiche resistenze che ormai conosciamo benissimo! 

Ma la verità è che non ti chiediamo di diventare il nuovo Michelangelo ma di provare a realizzare ciò che vedi sotto (tra l’altro inviatoci da una nostra cara follower). 

Servono solo due cose per realizzare dei disegni come sopra.
Solo due ma importantissime!

Avere una mente aperta

Provare

Non ci credi??
Devi farci un favore, ma per davvero, eh! Perché se non lo fai non serve nemmeno che tu vada avanti con la lettura dell’articolo!
Guarda il video che segue, dal minuto 33.30.

Beh? Hai provato?
Come è andata?

Ciò che vogliamo dirti è che se sai disegnare le forme geometriche di base e sai riprodurre le lettere beh… sai anche disegnare!
Sai farti capire con il disegno!

E il nostro io-bambino lo sa! 
Il disegno è una delle prime tecnologie che il bambino impara ad usare per farsi capire.
Poi succede qualcosa.
Andiamo a scuola e incominciare ad interiorizzare un sorta di giudizio sociale che scinde la popolazione tra cui sa fare dei bei disegni e chi no. 

Ma noi non ti chiederemo di fare dei bei disegni ma solo degli schizzi efficaci, soprattutto per una tua utilità futura: SketchNotes.
Prendere appunti con gli sketch.

E allora no, non serve saper disegnare, ma anche se fosse hai la potenzialità per saperlo fare. 

Ti iscrivi al corso?

 

#Questononèundisegno: le neuroscienze al servizio del graphic recording

1. Il cervello pensa per immagini

Abbiamo spesso sentito chiamare le tavole che realizziamo a supporto di un evento “disegni”. 

In realtà sono molto di più: sono elaborazioni grafiche che sfruttano l’innata preferenza del nostro cervello di processare le informazioni per immagini per veicolare contenuti.

Il 20-30% della nostra corteccia cerebrale infatti è coinvolta, direttamente o indirettamente, nell’elaborazione dei segnali visivi (contro l’8% dei segnali tattili e solo 3% di quelli uditivi).

Se adesso vi diciamo di pensare ad un orso bianco molti di voi (probabilmente quasi tutti, a meno che non apparteniate a quel 2% di popolazione che non è in grado di visualizzare immagini mentali) staranno IMMAGINAndo un orso bianco; questo perché il nostro cervello evoca i concetti e processa le informazioni primariamente ricorrendo alle immagini.

Questa innata preferenza del nostro cervello fa sì che le immagini siano più comprensibili e memorabili rispetto ad un testo meramente scritto; non solo: le immagini riescono a toccare molto più facilmente le corde emotive delle persone (dalla curiosità alla sorpresa).

2, E' più facile che il cervello ricordi un'immagine

Se vi chiedessi di ricordare una foto risalente a due Natali fa potreste avere qualche difficoltà; ma se ve la mostrassi in un album assieme ad altre foto la individuereste molto più facilmente.

Il nostro cervello è efficientissimo nel conservare l’”essenza” di un’immagine, memorizzando in modo automatico non solo quello che è rappresentato in essa, ma anche le sue caratteristiche visibili (ad esempio i colori, i bordi, la posizione).

E riesce molto più facilmente a rievocare dopo molto tempo queste caratteristiche piuttosto che delle parole scritte (hai trovato ora la risposta al perché è difficile che ricordi le trame dei libri che leggi).

Numerosi esperimenti e ricerche negli anni hanno dimostrato questo “Effetto di Superiorità delle Immagini” nel fissare nella memoria le informazioni.

E questo diventa ancora più vero se con queste immagini ci interagiamo… ad esempio vedendole svilupparsi davanti ai nostri occhi o creandole di nostro pugno!

Questo è il motivo per cui ricordiamo molto più quelle conversazioni tenute a scuola, davanti alla lavagna, mentre disegniamo le nostre idee e interagiamo con il professore e il contenuto.

3. Il cervello è appassionato di storie

Spesso, le tavole come quelle sopra non rappresentano solo schemi logici e flussi di pensieri, ma raccontano una storia e ricalcano la naturale bramosia del nostro cervello verso le narrative
Perché funziona?

Perché le storie ci connettono con la nostra emotività e ci permettono di esplorare nuove connessioni e nuovi orizzonti di senso e significato; questo genera maggiore coinvolgimento (sino all’effetto catarsi, nei casi più estremi). 

Un coinvolgimento che diventa ancora maggiore se in questa storia visuale vengono utilizzate immagini evocative di odori o gusti (caffè, fiori, sapone, etc…) in quanto si attivano aree del cervello connesse a quelle specifiche stimolazioni sensoriali dando un impatto maggiore alle info trasmesse (come racconta questo studio del 2006 su NeuroImage)

4. Il cervello processa più velocemente le immagini delle parole

Le tue idee arrivano molto più rapidamente se raccontate con le immagini; direi che già questo primo dato è fondamentale se pensi a quanto si sono accorciati gli intervalli di attenzione di anno in anno. 

È stato calcolato che il tempo minimo di esposizione ad un’immagine perché il cervello ne comprenda il contenuto è di soli 13 millisecondi.

A confronto, il tempo necessario al cervello per decifrare un testo scritto è decine di volte superiore.

5. Una sketchnote non è un disegno ma una mappa

Quanto vedi in una tavola visuale non è un semplice disegno ma una mappa che rappresenta i principali concetti emersi in una discussione e le relative connessioni: questo ricalca la naturale tendenza del nostro cervello a creare delle connessioni e delle mappe cognitive a partire da alcuni dati di ancoraggio.

Essere in grado di vedere, letteralmente, le idee davanti a te significa che puoi vedere separatamente ogni informazione e i diversi collegamenti potendo formarne di nuovi con maggiore velocità e facilità. 

Questo è ciò che rende strategico l’utilizzo di una mappa visuale. 

Disegna ciò che impari ogni giorno: potenzia la resilienza.

Mentre scriviamo, 29 Marzo 2020, sono giorni molto duri per il nostro Paese.
Città Lombarde sono alla quinta settimana di quarantena, il resto d’Italia è alla terza.
Comincia a essere difficile dire #iorestoacasa con vigore e convizione.

Ma è proprio quando tutto diventa difficile che il meglio di noi vien fuori, ma solo se gliene diamo la possibilità. 

Come sai, siamo un team che si occupa di Visual Thinking applicato soprattutto allo sviluppo della Creatività e della Facilitazione. 
Oggi vogliamo proporti uno strumento per allenare la tua resilienza, quella capacità di rialzarsi più forti di prima dopo situazioni fortemente spiacevoli (per dirla in modo molto semplice).

 

Il diario della Resilienza

Prendi un vecchio quaderno, utilizza evernote o un documento word: non importa cosa sceglierai, dovrà solo essere utile per te. 

Nostro malgrado, questi giorni saranno più sfidanti del normale: lotteremo con nostre frustrazioni o ansie, avremo sensazioni non del tutto piacevoli, ci sentiremo schiacciati da quanto accade.

MA

Enrica, la nostra dott.ssa in Psicologia del Lavoro, ci dice che “se conserviamo una mentalità orientata alla crescita e all’apprendimento continuo capiremo che tutti questi eventi infausti ci staranno insegnando qualcosa che ci sarà utile domani. O già oggi stesso.” 

Ma, dobbiamo tenere traccia. 
Sviluppare consapevolezza su ciò che accade. 
Come?
Tenendo un diario giornaliero che documenti:
° La sensazione/evento più importante del giorno (negativo o positivo);
° Cosa ti ha insegnato.


Allenati a farlo ogni giorno e segui lo schema che ti proponiamo.

La sensazione più saliente di oggi

(senso di inefficienza, vagare per casa, fare cose, senza un reale perché)

Cosa mi ha insegnato?

Probabilmente il mio corpo aveva bisogno di fermarsi, di non correre sempre dietro a degli obiettivi.

oppure

La sensazione più saliente di oggi 

Mi ha ricontattato un cliente per un lavoro!

Cosa mi ha insegnato?

Devo continuare a essere presente sui social, con una comunicazione utile e ben costruita!

Perché tenere un diario?

Abbiamo 3 buoni motivi!

  1. Sviluppi maggiore consapevolezza di te stesso.
    La conoscenza più preziosa che puoi avere è proprio quella che riguarda le tue emozioni, le tue reazioni e le tue strategie di coping (fronteggiare eventi stressanti), perché parlano di te, della tua persona e della tua storia. 
  2. Guardi la situazione da un punto di vista diverso
    Nel momento stesso in cui rifletti sposti il tuo focus dalla negatività alla possibilità: il tuo stato d’animo sarà decisamente diverse e avrai più grinta per il giorno successivo. 
  3. Costruisci lo storico, graduale, del tuo percorso di cambiamento.
    Un vero cambiamento, duraturo e solido nel tempo, non avviene mai in maniera brusca ma è composto da tanti piccoli step che si susseguono in modo graduale.
    Eppure, siamo convinti di essere cambiati da un giorno all’altro ma tendenzialmente non è così.
    Chi siamo oggi è il risultato di piccole/grandi conquiste quotidiane, collezionate nel tempo.
    Ecco, con questo diario tu collezioni i tuoi risultati in modo da averli sempre a disposizione per rivedere “Come ce l’hai fatta”, per visualizzare i tuoi progressi! 
    Ovviamente non vedrai progressi da una pagina all’altra ma forse li vedrai ogni tot di pagine.

Non limitarti a scrivere!
Lavora a tutto cervello, in questa attività più che mai!
° Il disegno ti aiuta a visualizzare i risultati;
° ti permette di esprimere sensazioni, emozioni ed elementi che la razionalità non riesce a cogliere;
° ricorderai molto di più. 

A questo punto due  ultime informazioni:

  1. Visual Teams è molto attivo su Instagram: ci trovi QUI
    Documenta le immagini del tuo diario della resilienza usando l’hashtag #sketchdellaresilienza e taggaci nelle tue storie!
    Diffondiamo il potere del visuale e della resilienza.
    Oggi è importante contagiarsi con strategie e positività. 
  2. Abbiamo organizzato un corso online su come imparare a prendere appunti in maniera visuale!
    19 video online per più di 6 ore di contenuto e tanti materiali per esercitarsi nelle sketchnotes.
    Alleghiamo sotto la brochure!

Facilitazione Grafica vs. Sketchnotes vs. Graphic Recording: diamo un nome alle cose

No, non sono semplici disegnini. No, non sempre parliamo di facilitazione grafica.
No, per fare un’infografica non necessariamente hai bisogno di fare un’attività di graphic recording.
Si, spesso c’è confusione sull’uso dei termini e per questo vogliamo fare un po’ di chiarezza, soprattutto alla luce del fatto che il Visual Thinking e le sue applicazioni sono un settore in rapida crescita.

Con questo articolo vogliamo fare un po’ di chiarezza, senza la pretesa di essere esaustivi.

Cos’è il Graphic Recording?

Hai presente quando si dice: “Sai, lui è colui che disegna in tempo reale mentre qualcuno parla”.
YES! (quasi) Bingo!
Con il graphic recording è possibile trasformare uno speech o, più genericamente un meeting, in un riassunto visuale (composto da immagini e parole mescolate in una specifica proporzione).
Un graphic recorder ascolta e sintetizza graficamente i concetti più importanti avvalendosi di un vocabolario visuale e creando delle vere e proprie mappe… in tempo reale. Ebbene si!
Tutto il processo è visibile al pubblico, che può così assistere al disegno che si sviluppa man mano che lo speaker espone nuovi concetti e idee, dando supporto visivo al suo racconto.
La mappa finita è poi resa disponibile al pubblico in modo che abbiamo un utile (e bel) ricordo di quanto hanno ascoltato.

Cos’è la Facilitazione Grafica?

La facilitazione grafica è un processo molto più interattivo.
Il nome contiene esattamente i suoi elementi:
° Facilitazione: si usano strumenti che attingono per l’appunto alla facilitazione partecipata (parola circolare, progettazione inclusiva) e alle metodologie per condurre i gruppi facendo emergere e capitalizzando l’intelligenza collettiva verso uno specifico obiettivo. Si usa la facilitazione per concordare, in modo partecipato, un nuovo piano strategico, o per avviare prese di decisioni importanti con il coinvolgimento di più stakeholder; più genericamente per brainstorming collettivi.
° Grafica: si trasforma quanto emerge dall’interazione in linguaggio visuale. Si usano icone, connessioni tra concetti, specifici template e si spronano, inoltre, i partecipanti al meeting ad usare il visual thinking. Per questo in aula si trovano: post-it, colori, flipchart, grandi murali.
I facilitatori non sono meri “registratori” di quanto accade ma stimolano la discussione, incoraggiano la partecipazione di tutti, usano schemi e strumenti divergenti e convergenti, gestiscono i conflitti e tengono il timing.
La facilitazione grafica riguarda più il perseguimento attivo di un obiettivo e la generazione di idee piuttosto che l’ascolto di approfondimenti o la raccolta di dati.

Cosa sono le sketchnotes?

Spesso si parla di sketchnotes in relazione al graphic recording ma non sono proprio la stessa cosa.
Le sketchnotes fanno più propriamente riferimento al concetto di “doodle” (scarabocchiare): per questo sono molto più personali e generalmente non sono create per essere viste da un pubblico (anche se possono essere facilmente condivise!).
Si basano comunque sull’idea di combinare immagini e parole per catturare visivamente i concetti principali di quanto si ascolta o si legge.
Molto usati per prendere appunti (dunque come dispositivo di memoria personale e/o di rielaborazione futura dei concetti) e per sintetizzare materiali di studio.
Qualcuno li usa anche per rappresentare una lista della spesa. Perché no?!?
Per fare sketchnoting non è necessario saper disegnare: assolutamente no! Basta saper scarabocchiare.. e penso che questo sappiamo farlo tutti (dai… vi abbiamo visto.. durante quella conferenza.. soprappensiero.. a scarabocchiare!).
Per tornare all’equivoco iniziale: si può fare graphic recording o con dei semplici sketchnote o creando delle vere e proprie illustrazioni.

Cos’è un’infografica

Un’infografica è un’illustrazione che, come dice il nome, sintetizza informazioni e dati in forma visuale. Viene creata per comunicare grandi quantità di contenuti complessi in una modalità:
° facilmente leggibile e fruibile;
° esteticamente apprezzabile;
° memorabile;
°magari divertente.
In genere si tratta di grafiche che un illustratore o un grafico creano lavorando dal proprio studio, partendo da contenuti provenienti da una o più fonti (che possono essere libri, testi, ricerche, podcast…).
Le migliori infografiche sanno raccontare una storia (o un percorso): espongono i dati in una narrazione visiva e guidano l’occhio dell’osservatore nel percorso desiderato.

Beh, speriamo di aver fatto un po’ di chiarezza sulle definizioni. Così la prossima volta saprai bene cosa chiedere e che tipo di risultato, visual, aspettarti!

5 trucchi psicologici per allenare la creatività

“Io non sono creativo

Quante volte in aula di facilitazione abbiamo sentito quest’affermazione. E quante ancora ne sentiremo!

E’ così: si ritiene che la creatività sia una competenza che “o che l’hai o non ce l’hai“.
In realtà non è proprio così che stanno le cose.
Certamente, alcuni tratti possono renderci più predisposti alla ricerca di soluzioni creative ma la (s)comoda verità è che ci si può allenare ad essere creativi. YES!
Serve intenzionalità, disciplina e lavoro duro: un po’ come con lo sport!
Più ti alleni, più diventi forte!

Ecco che di seguito di suggeriamo alcuni trucchetti per cercare, attivamente, di allenarsi a essere più creativi.

1. Passeggia.
Eh già, non ti consigliamo di rimanertene lì seduto e aspettare di essere illuminato da una fonte di creatività infinita. Naa.
Passeggia.
Hai mai notato, magari in qualche film, come diversi uomini d’affari o artisti fanno dei brainstoriming proprio mentre passeggiavano?
Non è un caso: una ricerca del 2014 dimostra proprio come effettivamente l’attività fisica sia correlata con la generazione di nuove idee e associazioni.
Dunque quando sei in crisi perchè ti senti bloccato #takeyourtime: decidi di andare a fare una bella passeggiata.

2. Circondati di ispirazione
L’ambiente intorno a te influisce (e come no?!) sulla tua concentrazione ma soprattutto sulla tua creatività.
Una tazza di caffè vicino, una scrivania curata o che rispecchi i tuoi gusti, la giusta musica: insomma piccoli cambiamenti nell’ambiente circostante possono essere delle piccole spinte gentili (nudge) che motivano e stimolano il processo creativo.
Per esempio, lo sapevi che Steve Jobs aveva della musica specifica per entrare in uno specifico state of mind? Ti lasciamo QUI il link delle sue canzoni, beh non si sa mai che arrivino anche a noi dei lampi di genio simili ai suoi. 😉
Insomma, presta attenzione all’ambiente intorno a te e abbine cura, soprattutto in quei momenti in cui sai che hai bisogno di focus generativo!
(Per appronfondimenti sul tema si rimanda alla psicologa positiva Mihaly Csikszentmihalyi).

3. Annoiati
Questa non te l’aspettavi, eh!

“C’è del lavoro nel merito e c’è del riposo nel riposo. Usa entrambi e non trascurare nessuno dei due”
Alan Cohen

E’ decisamente inutile che tu cerchi di spremere con tutte le forze il tuo cervello e continui a ripeterti: devo avere l’idea, devo avere l’idea!
No, non funziona così.
Spesso e volentieri le migliori idee arrivano proprio quando smettiamo di pensarci, allentiamo la presa e ci permettiamo il lusso di lasciare girovagare la mente, così a caso.
Non a caso Wittgenstein teorizzò la famosa teoria delle 3B, con riferimento ai momenti in cui 3 grandi creativi ebbero delle meravigliose intuizioni:
BED – Einstein
BATHROOM – Archimede
BUS – J.K. Rowling

Adesso ti diamo un piccolo suggerimento ma, non odiarci: lascia il cellulare.
Quando ti annoi e non sai che fare: lascia il cellulare. Prendilo come un momenti di stacco, di sana noia… a limite, porta un taccuino con te.
Ti verranno delle idee, garantito!

4. Cerca il blu
Non possiamo non parlare di psicologia del colore. Suvvia non facciamo che portare con noi sempre pennarelli 😉
Cerca il blu. 
Una ricerca del 2009 dimostra come diversi colori abbiano effetti diversi sul nostro cervello, nel particolare è stato visto come effettivamente il blu incrementa la creatività.
Perché?
Perché è associato alla natura, alla pace e alla tranquillità; e questo sentirci sicuri ci permette di avere un atteggiamento più esplorativo verso il nuovo e l’inedito!

5. Cerca collaborazione negli altri
A volte ci sei troppo dentro (ad un problema o ad una situazione specifica) per capire da solo come uscirne al meglio.
Hai bisogno di uno specchio esterno e per questo non devi aver timore di alzare la mano e confrontarti con qualcuno, cercando nuove prospettive e aggiungendo nuovi stimoli al tuo pensiero.
Andrew Yan-Tak Ng (co-fondatore di coursera) afferma:

“Nella mia vita, ho scoperto che ogni volta che non ero sicuro di cosa fare parlavo con altri. Non so esattamente come funziona il cervello umano ma è quasi magico : quando cominci a parlare con gli altri è come se arrivassero nuovi input e iniziassero a comparire nuove idee”.

E’ così: più aumenti gli stimoli in entrata, più possono crearsi nuove connessioni cerebrali e quindi… scintille creative!

Qual è la tua tecnica preferita??

Facilitazione Visuale con gruppi XL: piccoli dettagli che abbiamo imparato nel tempo

Ci è capitato diverse volte di LAVORARE CON GRANDI GRUPPI (dalle 100 alle 150 persone) con progetti di FACILITAZIONE VISUALE.

Lì per lì la cosa può rendere nervosi ma in realtà ci si rende conto, con il tempo, che le principali dinamiche sociali/gestione d’aula sono sempre le stesse.

* Ecco in pochi punti cosa ho imparato dalle esperienze con gruppi taglia L di quest’anno passato *

🖍 L’ENERGIA che deriva da un grande gruppo è unica ed è rigenerante: può essere estremamente coinvolgente ma anche travolge dunque occhio a mantenerla sempre alta e in una direzione positiva e produttiva.

🖍 Cerca dei PARTNER, degli alleati che abbiano il tuo stesso stile e condividano con te il tuo stesso patto d’aula. Costruisci una squadra di alleati intorno a te che possa essere d’esempio per il gruppo con il quale andrai a lavorare.

🖍 Farsi ASCOLTARE da 150 persone non è come farsi ascoltare da 30 persone: beh serve tanta creatività a volte per trovare delle strategie efficaci ma educate per farsi ascoltare. Io utilizzo spesso la tecnica: “shh, ognuno faccia ssshh al suo compagno a sinistra”. Non nego che in altri casi ho portato con me una campanella di quelle che si utilizzano in reception.

🖍 Farsi ascoltare ma anche farsi VEDERE da tutti. La prossemica (la gestione dello spazio) è qualcosa che non può essere lasciata al caso con grandi gruppi; il rischio è quello di trascurare del tutto alcune persone solo perché sedute lontane da noi. Cerca dunque una posizione che ti permetta di essere visibile da tutti e magari gira tra i tavoli/sedie cercando il contatto visivo delle diverse persone. Tutti devono sentirsi parte del progetto.

🖍 A proposito, la LOCATION non è assolutamente un dettaglio da trascurare con grandi gruppi: fondamentale che sia ampia; stare stretti non solo non piace a nessuno ma può anche essere un ostacolo all’ascolto reciproco. Presta anche attenzione al fatto che la stanza non produca eco: l’esperienza di facilitazione in caso contrario può risultare del tutto spiacevole.

🖍 Cerca di PREVEDERE TUTTO, anche l’imprevedibile: scandisci molto bene i tempi dell’intervento e dettaglia tutti i contenuti, gli aspetti logistici, i ruoli, la suddivisione in squadre per i lavori in sottogruppo… Insomma: prenditi del tempo, in fase di preparazione, per “farti il film” completo della situazione, cerca di immaginare il più possibile tutto, nei suoi minimi dettagli.

🖍 Chiudi con UN ICE BREAKING COLLETTIVO. Cerca attivamente di realizzare, magari a sorpresa, un momento di team building. Pochi minuti (massimo 10), semplici mosse, per ricordare la bellezza del lavoro di squadra!

Come realizzare al meglio un World Cafè in 8 punti

Diciamolo, progettare e condurre un World Café non è difficile: non ci sono limiti se non quelli dati dalla tua immaginazione e dalla capacità di gestire le persone.

In questo articolo ci focalizziamo sul tema della gestione dei partecipanti e condividiamo con te 8 punti essenziali dei quali occorre tener conto per rendere l’intervento del World Café il più coinvolgente ed interattivo possibile.

Abbiamo rappresentato graficamente questi 8 punti su delle Card: salvale, stampale e sentiti libero di utilizzarle nel tuo prossimo evento di gruppo.

  1. “Contribuisci con il tuo pensiero”
    Uno dei punti salienti del World Café è la possibilità di generare discussioni collettive bottom-up, partendo dal basso, raccogliendo/accogliendo la voce di tutti.
    A questo proposito è importante che il facilitatore di ogni tavolo sia in grado di incentivare l’emersione del pensiero di tutti, spronando a non aver timore di esporsi ma soprattutto spronando a strutturare un proprio pensiero sulla questione.
    Potrebbe succedere che i partecipanti abbiano iniziali resistenze ad esporsi, soprattutto su tematiche che riguardano il loro rapporto con l’azienda.
    Compito del facilitatore è, a questo punto, utilizzare un approccio rassicurante e spronante allo stesso tempo.
  2. “Parla con la mente e con il cuore”
    Siamo persone intere, dotate di mente pensante e di emozioni.
    Durante le discussioni è importante che il facilitatore incentivi un pensiero strutturato ma anche risonante con la parte emotiva del partecipante; per questo motivo bisogna lavorare moltissimo sull’abbassare le difese di ogni persona seduta intorno al tavolo.
    E’ allo stesso modo importante che il facilitatore attivi un radar sul riconoscimento dei segnali non verbali: oltre al linguaggio manifesto c’è un contenuto implicito, governato dall’inconscio, meno filtrato dalla mente pensante. E’ importante dar voce anche a questi deboli segnali che nascondono moltissime informazioni rilevanti per la persona e l’organizzazione.
    Si ribadisce, a questo proposito, la necessità di sottolineare che si è in contesto protetto, di apprendimento e di ascolto della voce di tutti.
  3. “Concentrati su ciò che è importante”
    L’attività del World Café richiede che, a monte, venga identificato un certo numero di domande strategiche e di rilevanza per l’organizzazione.
    Domande “potenti” aumentano il coinvolgimento dei partecipanti.
    Potrebbe succedere che, a seguito di domande fortemente importanti, i partecipanti si espongano veramente tanto fino ad andare anche oltre la richiesta esplicita. In fondo, non capita tutti i giorni di potersi esprimere liberamente su questioni importanti per la propria azienda; non capita tutti i giorni neanche di potersi confrontare apertamente con i propri colleghi.
    A questo punto diventa veramente importante che il facilitatore tenga le redini della discussione, sedando tutte quelle affermazioni non così pertinenti con la domanda proposta.
  4. “Poni domande per comprendere veramente ciò che l’altro dice”
    Ascoltare non è facile: richiede un forte investimento di energie ed una grande capacità di focalizzarsi sulla conversazione, liberandosi da preconcetti e convinzioni personali.
    Consiglio sempre prima di rispondere definitivamente al proprio interlocutore, per generare un ambiente sempre più orientato al dialogo e al confronto, di fare almeno 2 domande:
    – una di approfondimento del pensiero dell’altro;
    – un’altra per sincerarsi di aver compreso ciò che l’interlocutore dice.
  5. “Ascolta per comprendere, non per valutare”.
    L’atto dell’ascolto è un dono che noi facciamo verso l’altro, ma in realtà anche verso noi stessi nel momento in cui ciò ci consente di allargare le nostre prospettive.
    Probabilmente, la qualità dell’ascolto nei tavoli di discussione può essere un fattore determinante del successo (o meno) del World Café: attraverso la pratica dell’ascolto e della condivisone dei propri punti di vista, si avviano 2 processi che portano all’emersione dell’intelligenza collettiva:
    – la contaminazione tra riflessioni;
    – l’allargamento delle prospettive individuali verso un orizzonte comune.
  6. “Collega e connetti i diversi elementi”
    L’opportunità di spostarsi tra i tavoli e di conoscere i punti di vista di un gran numero di colleghi dà accesso a tantissime informazioni.
    Questo può dar vita a nuove scoperte costruttive solo se il facilitatore è in grado di tenere le fila, sintetizzando i contributi dei diversi gruppi, e sollecitando i partecipanti a visualizzare delle connessioni e costruzioni di nuovi pattern…. anche con l’ausilio di pennarelli, grafici e icone.
  7. “Disegna e scarabocchia”
    Sul perché è importante scarabocchiare ti rimandiamo su questa pagina.
  8. “Divertiti”
    Il World Café è un’attività divertente ma impegnativa allo stesso tempo; per questo il facilitatore manterrà un’atmosfera leggera e informale per favorire la maggiore libertà di espressione dei partecipanti.
    In fondo lo strumento del World Café si basa sul concetto “le migliori idee dei gruppi nascono davanti alle macchinette”: sulla base di ciò, si promuove il divertimento, il motto di spirito e la leggerezza, ma senza mai perdere di vista il vero obiettivo del meeting: generare valore e best practices per la propria organizzazione.

Come promesso, sotto troverai le 8 carte da stampare e collocare su tutti i tavoli di discussione del tuo World Café.

Buon lavoro!